Anglicismos en el italiano legislativo suizo: extensión y naturaleza del fenómeno

AutorPaolo Canavese
CargoAssistente di ricerca e insegnamento e dottorando, Università di Ginevra, Facoltà di traduzione e interpretazione, Centro studi in traduzione giuridica e istituzionale (TRANSIUS)
Páginas18-37
ANGLICISMI NELL’ITALIANO NORMATIVO ELVETICO: ESTENSIONE E NATURA
DEL FENOMENO
Paolo Canavese*
Abstract
Negli ultimi decenni, la lingua italiana ha attinto a piene mani e in misura crescente dall’inglese per creare diversi
neologismi. Questa tendenza è riscontrabile soprattutto nei linguaggi tecnici e specialistici, incluso il linguaggio
giuridico e istituzionale. L’utilizzo di forestierismi da parte delle autorità elvetiche ha suscitato timore nel mondo
politico e diverse iniziative sono state messe in atto per arginare l’avanzata di questo fenomeno. La questione è già
stata arontata in diversi contributi, nessuno dei quali tuttavia adotta una prospettiva empirica. Il presente studio su
corpus intende indagare l’uso degli anglicismi nell’italiano normativo svizzero dagli anni Settanta a oggi. Un’analisi
quantitativa e qualitativa permetterà di far luce sull’estensione e l’evoluzione in microdiacronia del fenomeno e di
descriverne i tratti salienti. I risultati sono incoraggianti: nonostante gli anglicismi siano aumentati negli ultimi decenni,
la legislazione federale svizzera li impiega con parsimonia. In denitiva, gli anglicismi non sembrano costituire un
grave ostacolo a una legislazione accessibile, perlomeno in Svizzera.
Parole chiave: Anglicismi, Svizzera, italiano giuridico, italiano svizzero, corpus.
EXTENT AND NATURE OF ANGLICISMS IN SWISS LEGISLATIVE ITALIAN
Abstract
Over the last few decades, Italian has increasingly borrowed from English to create a wide range of neologisms. This
holds true especially with regard to languages for specic purposes, including legal and institutional language. The
use of foreign words by Swiss public authorities has raised political concern in recent years, and action has been
taken to contain the spread of this trend. Although some papers have already tackled this question, none of them
adopt an empirical perspective. This corpus-based study sets out to investigate the use of anglicisms in Swiss legal
Italian from the 70s to the present day. A twofold quantitative and qualitative analysis will shed light on the extent and
microdiachronic evolution of this phenomenon and attempt a description of its features. The results are encouraging;
even though the number of anglicisms has increased over the last few decades, Swiss federal legislation makes scarce
use of foreign words. All in all, anglicisms do not seem to constitute a major barrier to an accessible legislation, at
least in Switzerland.
Keywords: Anglicisms, Switzerland, legal Italian, Swiss Italian, corpus study.
* Paolo Canavese, assistente di ricerca e insegnamento e dottorando, Università di Ginevra, Facoltà di traduzione e interpretazione,
Centro studi in traduzione giuridica e istituzionale (TRANSIUS). Paolo.Canavese@unige.ch 0000-0003-3928-8905
Articolo ricevuto il 19.10.2020; Valutazioni cieche: 11.11.2020 e 12.11.2020; Accettazione della versione nale: 13.11.2020
Citazione consigliata: Canavese, Paolo (2020). Anglicismi nell’italiano normativo elvetico: estensione e natura del fenomeno.
Revista de Llengua i Dret, Journal of Language and Law, 74, 18-37. https://doi.org/10.2436/rld.i74.2020.3545
Paolo Canavese
Anglicismi nell’italiano normativo elvetico: estensione e natura del fenomeno
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Sommario
1 Introduzione
2 Multilinguismo elvetico e anglicismi
3 Approccio empirico e analisi quanti-qualitativa
4 Risultati: estensione e descrizione del fenomeno
4.1 Economia e nanza
4.2 Informatica e tecnologia
4.3 Anglicismi acclimatati
5 Bilancio e conclusioni
Bibliograa
Paolo Canavese
Anglicismi nell’italiano normativo elvetico: estensione e natura del fenomeno
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1 Introduzione
Da sempre i forestierismi contribuiscono al “rinnovamento esogeno” di una lingua. Negli ultimi decenni è
innegabile un’importante inuenza da parte dell’inglese su diverse lingue romanze, tra cui anche e soprattutto
l’italiano.1 Non sorprendono quindi alcune grida d’allarme di matrice purista: si ricorderà la diagnosi di
morbus anglicus formulata da Arrigo Castellani (1987) o ancora l’aermazione dell’etichetta itangliano “per
indicare un italiano fortemente inuenzato dall’inglese e, soprattutto, caratterizzato dalla massiccia presenza
di anglicismi (e pseudoanglicismi) non adattati o di elementi (per es. pressi e sussi) inglesi o più spesso
angloamericani” (Viviani, 2010: 734). Nonostante le posizioni siano altamente eterogenee e sfaccettate,
anni di riessione sulla permeabilità dell’italiano agli inussi dell’inglese sembrano aver portato a una
consapevolezza che gode del favore di una buona fetta di linguisti: la contaminazione lessicale allogena non
deve essere censurata a priori ma valutata caso per caso (cfr. Giovanardi, Gualdo & Coco, 2008: 13-37).
L’inuenza dell’inglese non interessa soltanto la lingua comune, ma è tanto più evidente nei linguaggi tecnici
e specialistici (De Mauro, 2005: 136-137), quali quello della tecnologia e della scienza, e non si limita al
prestito di singoli lessemi, ma comporta un cambiamento dell’italiano su piani più profondi, quali quello
morfologico, sintattico e testuale (Scarpa, 2014). Questa realtà, dovuta all’impiego dell’inglese come lingua
franca in molti contesti di specialità, è valida anche per il linguaggio giuridico, seppur in misura minore e
variabile in base all’ambito giuridico (Gualdo & Telve, 2012: 436). A concorrere a questa tendenza, che
sembra derogare al conservatorismo linguistico che da sempre contraddistingue il linguaggio normativo, sono
senza dubbio diversi fattori dicilmente riassumibili in poche righe. Una chiave di lettura del fenomeno è da
ricercarsi nella natura stessa del linguaggio dei testi normativi che, con De Mauro (1986: 18), “[…] assumono
da tutti […] i linguaggi specici, tecnici, da tutti i gerghi, da tutti gli usi, anche locali, termini, parole,
espressioni e le portano nell’alveo della normazione […]”. Non sorprende dunque che, se il fenomeno degli
anglicismi prende piede nella lingua comune e nei linguaggi specialistici, la stessa tendenza si rietta anche
nel linguaggio giuridico. Un altro aspetto da tenere in considerazione è la crescente internazionalizzazione
del diritto (Höer, 2019: 248): il diritto interno deve tener conto dell’evoluzione del diritto sopranazionale
e internazionale e recepire normative spesso elaborate al di fuori dei propri conni, negoziate con altri
paesi di cultura giuridica e politica dierenti e in contesti multilingui e di traduzione. A questi fattori se ne
aggiungono almeno altri due: il common law come modello di prestigio da cui il diritto continentale attinge
sempre più spesso concetti e termini, e l’internazionalizzazione in ambito contrattuale (Visconti, 2012: 186).
Così, anche la lingua del diritto sta diventando sempre più porosa nei confronti degli anglicismi (Lubello,
2014: 70).
Negli ultimi anni, il “cantiere del linguaggio istituzionale” (Cortelazzo, 2015) è stato molto prolico e ha
promosso attivamente la semplicazione della comunicazione Stato-cittadino. Tra i risultati più concreti
degli sforzi messi in atto vi è senza dubbio la produzione di una nutrita serie di linee guida e opere di
riferimento.2 Le diverse guide oggi esistenti sono concordi nel suggerire di limitare l’uso di forestierismi a
quelli acclimatati e privi di un traducente in italiano, eventualmente corredandoli di una denizione se non
risultano di immediata comprensione.3 Sono tuttavia necessarie maggiori ricerche che arontino da un punto
di vista empirico, mediante l’utilizzo di corpora, la questione degli anglicismi nel linguaggio istituzionale
(Cortelazzo, 2012: 180).
Questo studio si propone di colmare almeno parzialmente questa lacuna, prendendo in esame una varietà di
italiano giuridico, quella elvetica, che negli ultimi anni ha riscosso un interesse crescente nell’ambito della
traduttologia e della linguistica giuridica (Canavese, 2019: 48-49). Come suggerisce il titolo del presente
contributo, l’obiettivo è duplice. Da un lato si intende vericare, da un punto di vista quantitativo, la reale
1 Come spiega per esempio Marazzini (2004: 14-16) e confermano i dati forniti dall’Osservatorio neologico della lingua italiana
(ONLI): dei più di 14 000 neologismi identicati tra il 1998 e il 2015 sulla base di 57 testate giornalistiche italiane, il 12-13% sono
forestierismi integrali, di cui la stragrande maggioranza (circa il 90%) sono anglicismi (Della Valle, 2015: 65-66).
2 È disponibile online un riassunto dei principali manuali per la redazione di testi amministrativi e normativi chiari (Cattedra di
Linguistica italiana, 2010), cui va aggiunta la più recente Guida alla redazione degli atti amministrativi (Ittig & Accademia della
Crusca 2011).
3 Posizione condivisa sia dalle opere di riferimento svizzere (Cancelleria federale, 2003: 33-34), che da quelle italiane (Fioritto,
1997: 51; Cortelazzo & Pellegrino, 2003: 129-130; Raso, 2005: 123-124; Osservatorio legislativo interregionale, 2007: 29; Ittig &
Accademia della Crusca, 2011: 27-28).
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incidenza degli anglicismi nella legislazione svizzera in lingua italiana, cercando di risalire alle origini del
fenomeno e di tracciarne l’evoluzione in diacronia. Dall’altro si indagherà, dal punto di vista qualitativo,
la natura degli anglicismi eettivamente impiegati, il loro grado di tecnicismo e/o di acclimatamento e le
strategie eventualmente adottate per renderne più trasparente il signicato. I risultati, complementari, dei due
approcci permetteranno di comprendere se l’uso di anglicismi nell’italiano giuridico svizzero costituisce un
ostacolo a una comunicazione istituzionale chiara.
Per inquadrare più agevolmente l’oggetto in analisi, la sezione 2 fornirà una rassegna delle principali iniziative
istituzionali volte a una corretta gestione degli anglicismi da parte delle autorità svizzere e degli studi nora
svolti in materia, sullo sfondo del pluri- e multilinguismo elvetico. Nella sezione 3 saranno invece presentati
in modo più sistematico lo studio empirico, le domande di ricerca, i materiali analizzati e la metodologia
adottata. Ampio spazio sarà dedicato alla presentazione e alla discussione dei risultati nella sezione 4, prima
di trarre un bilancio conclusivo nella sezione 5.
2 Multilinguismo elvetico e anglicismi
La Svizzera, forse per via del suo pluri- e multilinguismo, è da sempre molto sensibile alle questioni
linguistiche, incluso il ruolo dell’inglese in vari ambiti della società. Spesso la diusione dell’inglese è
vista come un’antagonista all’intento sancito per legge di salvaguardare il quadrilinguismo e promuovere
le lingue minoritarie. A destare vivo timore è per esempio l’avanzata dell’inglese nelle scuole, spesso a
scapito dello studio delle altre lingue nazionali.4 Non sorprende quindi che, negli ultimi anni, anche la
questione dell’utilizzo di anglicismi nella comunicazione istituzionale è stata oggetto di numerose riessioni
e iniziative.5
Più nello specico, è stato notato che, a partire dagli anni Novanta, per “dare un’immagine più moderna
e trendy dell’apparato statale”, il linguaggio amministrativo svizzero ha iniziato a ricorrere sempre più
generosamente a parole ed espressioni anglicizzanti, che rischiano di “allontanare inutilmente il cittadino
dalle autorità” (Egger, 2013: 54). Questa propensione ad accogliere gli anglicismi non sembra risparmiare
neppure la legislazione (Egger, 2015a: 166), inuenzata soprattutto dall’evoluzione di certe discipline che,
invece di creare nuovi termini nelle tre lingue uciali, prediligono l’utilizzo dell’inglese. Allo stesso tempo
va rilevata una reazione matura, strutturata e precoce da parte delle istituzioni svizzere, riassumibile nei due
rovesci di una stessa medaglia: il discorso politico da un lato e l’implementazione di una serie di misure
concrete dall’altro.
Nei soli primi dieci anni di questo secolo, rileva Egger (2013: 55), sono stati presentati 15 interventi
parlamentari in relazione all’uso problematico dell’inglese in diversi contesti pubblici.6 A preoccupare i
rmatari di questi interventi erano (e forse sono in parte tuttora) soprattutto la posizione non del tutto chiara
dell’inglese nell’ambito istituzionale, dell’istruzione e della radiotelevisione, la potenziale minaccia che
rappresentano nei confronti delle lingue nazionali, la salvaguardia del plurilinguismo e delle minoranze
linguistiche e l’assenza di una legislazione linguistica volta a frenare l’ingresso incontrollato di vocaboli
inglesi. È bene tuttavia sottolineare, riprendendo la riessione di Egger (2019: 272-273), che questi interventi
arontano la questione degli anglicismi in modo parziale, restando spesso alla supercie del problema. Essi
ignorano, per esempio, inuenze più profonde e forse anche più insidiose che l’inglese può esercitare sulle
lingue nazionali, quali i calchi sintattici e semantici, e non si fondano mai su rigorose evidenze scientiche.
Nonostante queste criticità, è indubbio che questa mobilitazione politica abbia saputo stimolare una riessione
articolata, sfociata in diverse misure concrete.
4 Per una trattazione esaustiva dell’origine del dibattito si rimanda per esempio alla monograa di Acklin (2007), in particolare al
secondo capitolo.
5 La questione dell’uso degli anglicismi nel linguaggio istituzionale elvetico è già stata arontata in diversi contributi di natura
essenzialmente qualitativa e pratica (cfr. Egger, 2002; 2013; 2015b; 2019: 264-300), a cui si farà ampio riferimento in questa sezione.
6 Cfr. per esempio il postulato Schwaab 02.3193 (“Protéger les langues nationales contre les anglicismes inutiles”), il postulato
Berberat 04.3159 (“Anglicismes. Le Conseil fédéral ne doit-il pas devenir le ‘Federal Executive Committee’?”), l’interpellanza
Rennwald 04.3292 (“Pace linguistica fragile”), l’interrogazione Berberat 06.1146 (“Lotta contro l’uso di anglicismi”), l’interpellanza
Baettig 10.3119 (“Inazione di termini inglesi e di anglicismi”), disponibili sul portale del Parlamento svizzero (https://www.
parlament.ch/it).
Paolo Canavese
Anglicismi nell’italiano normativo elvetico: estensione e natura del fenomeno
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Nella sua risposta, infatti, il Consiglio federale – pur riutando posizioni di dirigismo linguistico, poiché
estranee alla cultura politica svizzera e alle basi giuridiche vigenti – si è mostrato molto propenso a lavorare
alla questione per giungere a soluzioni pragmatiche. Tra le diverse iniziative (ben riassunte in Egger, 2015b:
75-77), va citata in primo luogo l’istituzione nel 2001 di un gruppo di lavoro interdipartimentale (oggi non
più attivo) preposto a monitorare l’ingresso degli anglicismi nel linguaggio istituzionale svizzero (per una
descrizione approfondita delle dicoltà iniziali arontate dal gruppo, della composizione, della missione
e degli strumenti operativi, cfr. Egger, 2002). Il gruppo ha creato e diuso delle “Raccomandazioni per
l’uso degli anglicismi” (Cancelleria federale, n.d.).7 Questa guida presenta alcune variabili da prendere in
considerazione per valutare l’utilizzo di un anglicismo (destinatario, tipo di testo e funzione, intertestualità,
tutela delle lingue nazionali), contiene una serie di domande per capire se un anglicismo è fondamentale o
meno, ore informazioni utili nella scelta di denominazioni uciali e slogan e fornisce consigli di ortograa
e morfologia per un corretto impiego degli anglicismi in lingua italiana. Sono stati inoltre prodotti ulteriori
materiali di consultazione, come l’opuscolo 100 Anglizismen, anglicismes, anglicismi, anglicissems,
Anglicisms (Schweizerische Bundeskanzlei, 2015) o il Vademecum di neologia terminologica (Cancelleria
federale, 2014), che dedica una sezione intera ai forestierismi, ed è stato creato un sito web destinato al tema
degli anglicismi (oggi conuito nella banca dati terminologica TERMDAT), contenente suggerimenti per la
loro traduzione. Sono inne state organizzate giornate e campagne di sensibilizzazione (Cancelleria federale,
2009).
Già negli anni Novanta Fantuzzi (1996: 13), riettendo sull’italiano istituzionale elvetico, sosteneva
che i forestierismi di necessità non dovessero essere censurati, soprattutto in un contesto di crescente
internazionalizzazione. Le numerose iniziative qui riassunte si pongono in linea di continuità con questa
posizione. Negli ultimi anni, infatti, si è aermata una tendenza che rappresenta una via di mezzo “tra
purismo e lassismo” (Egger, 2013: 61), che consiste nel valutare singolarmente le espressioni linguistiche
anglicizzanti invece di riutarle a priori. D’altronde, si tratta di una posizione che abbraccia l’opinione di
buona parte dei linguisti contemporanei che – lo si è già menzionato nell’introduzione – riconoscono che
almeno l’uso degli anglicismi “necessari e funzionali” non va contrastato (Lubello, 2014: 63). In altre parole,
l’impiego consapevole e oculato di prestiti di necessità non costituisce necessariamente una minaccia per
l’esemplare multilinguismo elvetico in generale e per una comunicazione istituzionale chiara nello specico.
Sarà ora interessante valutare se esiste una corrispondenza tra il contesto qui presentato e i dati empirici
emersi dall’analisi di un corpus di legislazione svizzera, cui saranno dedicate le successive sezioni del
presente articolo.
3 Approccio empirico e analisi quanti-qualitativa
Date queste premesse teorico-contestuali ho voluto vericare, concretamente, qual è l’incidenza, la
distribuzione e la natura degli anglicismi utilizzati nella legislazione federale svizzera in lingua italiana. A
tal ne ho progettato uno studio empirico quantitativo, completato da riessioni di natura qualitativa sulle
ambientazioni testuali degli anglicismi rilevati. Ho usato come materiale di studio LEX.CH.IT, un corpus
monolingue contenente tutti gli atti normativi pubblicati nella Raccolta uciale delle leggi federali tra il
1974 e il 2018 (Canavese, 2019). Questo corpus, di circa 1,2 milioni di token, si presta particolarmente bene
a rispondere alla domanda di ricerca qui formulata, per almeno due motivi. Prima di tutto perché permette di
arontare la questione degli anglicismi da un punto di vista diacronico e di osservare l’evoluzione di questo
recente fenomeno nel corso di quasi cinque decenni. LEX.CH.IT è suddiviso in tre periodi (P1: 1974-1992,
P2: 1993-2006, P3: 2007-2018), che tentano di riassumere le principali tappe che hanno segnato il percorso
verso una più piena consapevolezza dell’importanza di una comunicazione istituzionale chiara e, più in
generale, l’evoluzione dello status dell’italiano come lingua uciale (per una descrizione più approfondita
dei tre periodi cfr. Canavese, in stampa). Inoltre si tratta di un corpus domain complete, che ha l’obiettivo di
fotografare l’intera produzione normativa dell’arco temporale preso in esame. Ciò signica che i testi raccolti
in LEX.CH.IT sono rappresentativi di tutti gli ambiti giuridici in cui il legislatore è intervenuto mediante
lo strumento della legge federale dagli anni Settanta ad oggi e non si limitano a un settore specico. Questa
caratteristica non è di poco conto poiché, come si vedrà, determinati ambiti sono più propensi all’adozione
7 Guide simili sono state elaborate anche per il francese (ChF, n.d.) e per il tedesco (Schweizerische Bundeskanzlei, 2020).
Paolo Canavese
Anglicismi nell’italiano normativo elvetico: estensione e natura del fenomeno
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di anglicismi rispetto ad altri. Utilizzare un corpus di questo tipo fornisce quindi un’immagine completa e
pienamente rappresentativa del fenomeno in analisi.
Per arontare il vasto e sfaccettato fenomeno dell’inuenza dell’inglese sul linguaggio giuridico svizzero
non è suciente individuare un corpus di dati adeguato, ma occorre anche operazionalizzare i tratti linguistici
investigati. È risaputo che l’interferenza linguistica che porta all’ingresso di nuovo materiale linguistico di
origine esogena avviene in misura più importante ed evidente sul piano lessicale (Fanfani, 2010a). Nel caso
specico della lingua del diritto, è stato notato che, se no alla prima metà del Novecento gli inussi di
altre lingue come il francese e il tedesco si conguravano come calchi strutturali o semantici, l’adozione
di termini inglesi avviene oggi più spesso mediante il prestito (Visconti, 2012: 190).8 Per queste ragioni,
ho deciso di analizzare gli anglicismi sotto il prolo dei prestiti integrali.9 Occorre inoltre evidenziare che,
da un punto di vista metodologico, i prestiti integrali sono di più facile ricognizione rispetto per esempio ai
calchi. Questi ultimi (sempre più attestati nell’italiano contemporaneo, cfr. Lubello, 2014: 65-69) agiscono
su piani più profondi della lingua, quali la morfologia, la sintassi o la semantica, e sono molto più dicili
da riconoscere (Fanfani, 2010b; Viviani, 2010) e in seguito categorizzare (Bombi, 2005: 43-44). La scelta
di lavorare sui prestiti integrali è inne confortata dall’obiettivo stesso della presente ricerca, che intende
fornire dati quanti-qualitativi alla luce dei quali valutare se gli anglicismi possono costituire un ostacolo
a un linguaggio istituzionale “appropriato, chiaro e conforme alle esigenze dei destinatari”, come sancito
dall’articolo 7 della legge federale sulle lingue (RS 441.1). Si ritiene infatti che, dal punto di vista della
leggibilità, siano specialmente quelle parole che nel testo di legge italiano mantengono in tutto e per tutto
la forma graca alloglotta a porre potenzialmente dicoltà. Ovviamente questo ragionamento vale solo in
parte per i forestierismi acclimatati, che meriteranno infatti trattazione separata.
Dopo aver scelto il corpus di dati di riferimento e aver denito il fenomeno da analizzare, ho svolto alcuni studi
preliminari per vericare la fondatezza e l’interesse della domanda di ricerca e giungere a una metodologia
di lavoro solida. In primo luogo ho ricercato in LEX.CH.IT le parole contenute nella collezione ANG17,
facente parte della banca terminologica della Confederazione TERMDAT.10 Questa collezione comprende
414 anglicismi che hanno corso nel linguaggio istituzionale svizzero e propone eventuali equivalenti nelle
lingue nazionali svizzere. I risultati quantitativi di questa prima analisi, vagliati manualmente, si sono rivelati
molto promettenti. È infatti emerso un trend netto: il P1 non presenta alcun anglicismo, mentre nel P3
la presenza di lemmi inglesi è triplicata rispetto al valore del P2. Il repertorio ANG17 è stato poi usato
come punto di partenza per elaborare un secondo approccio metodologico. Sulla base degli anglicismi in
esso contenuti, ho stilato un elenco di sussi tipici del sistema morfologico inglese (-ing, -ance, -er ecc.),
ricercati poi in LEX.CH.IT. In tal modo sono emersi ulteriori anglicismi, che hanno confermato il trend
precedentemente identicato.
Sulla scorta dei risultati incoraggianti di queste analisi preliminari, ho denito dunque una metodologia di
ricerca più dispendiosa in termini di tempo, ma più sistematica ed ecace, grazie alla quale ho potuto reperire
l’integralità degli anglicismi contenuti nel corpus. Il vocabolario di LEX.CH.IT, generato automaticamente
mediante la funzione wordlist del software AntConc (Anthony, 2018), è stato analizzato manualmente, voce
per voce, nell’ottica di identicare ed etichettare ogni anglicismo.11 Al termine di questo spoglio, ogni lemma
straniero è stato vericato nel cotesto in cui gura mediante la funzione concordance oerta dallo stesso
programma e sono state rilevate frequenze, caratteristiche e peculiarità d’uso. I risultati dettagliati di questa
analisi sono stati riportati e commentati in modo sistematico nella sezione 4.
8 Per Visconti (2017: 79), il prestito dall’inglese non è un fenomeno negativo poiché evita potenziali e pericolosi slittamenti di
signicato insiti per esempio nelle risemantizzazioni.
9 In linea, tra l’altro, con il lavoro lessicograco di Pandol, che accoglie nella sezione “forestierismi” del Lessico di frequenza
dell’italiano parlato in Svizzera (LIPSI) i prestiti acclimatati, ma non quelli adattati al sistema morfologico dell’italiano (Pandol,
2009: 56).
10 Messa gentilmente a disposizione in formato .csv in data 10.04.2019 dal Sig. Adrian Wymann (Sezione Terminologia dei Servizi
linguistici centrali della Cancelleria federale).
11 Dalla lista degli anglicismi così ottenuta ho escluso i nomi propri (per esempio di enti stranieri, come Internal Revenue Service),
gli eponimi (formula di Balling), i riferimenti a istituti giuridici esteri (protective order) e i titoli professionali/diplomi riportati anche
nelle altre lingue uciali e in inglese (european patent attorney).
Paolo Canavese
Anglicismi nell’italiano normativo elvetico: estensione e natura del fenomeno
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Nel caso di anglicismi non adattati ma ormai perfettamente acclimatati non sempre è facile tracciare una linea
netta tra lemmi inglesi che sono eettivamente percepiti come tali e che pongono problemi di comprensione
e anglicismi del tutto accessibili per il lettore medio. Per evitare giudizi arbitrari, ho confrontato l’elenco
degli anglicismi reperiti in LEX.CH.IT con il Nuovo vocabolario di base della lingua italiana (NVdB, De
Mauro, 2016) e ho escluso i lemmi inglesi in esso contenuti. Dal punto di vista etimologico, per parole come
sport, internet, lm, test, computer, shampoo l’italiano è senza dubbio debitore alla lingua inglese, ma si
tratta di elementi lessicali così profondamente radicati nella lingua ricevente che sarebbe dicile trovare un
signicante più naturale e comprensibile per designare lo stesso referente.12
Prima di passare alla presentazione e discussione dei dati, è bene sottolineare che l’intento della presente
ricerca non è esprimere un giudizio sull’utilizzo dei forestierismi nella legislazione svizzera, ma di valutare
in modo neutro e distanziato il tipo e l’estensione dell’inuenza esercitata dall’inglese sull’italiano giuridico
svizzero, completando così con dati empirici il quadro tratteggiato dai lavori di taglio teorico-qualitativo
esistenti (cfr. sezione 2). Nell’ottica di mantenere un punto di vista imparziale, ho passato ogni anglicismo
sotto la lente dei 14 parametri di valutazione proposti da Giovanardi, Gualdo & Coco (2008: 38-49).13 Per
non appesantire la trattazione, non farò riferimento a tutti i 14 parametri per ogni singolo anglicismo. Mi
limiterò invece a riettere, per ogni classe di anglicismi, sui principali fattori che potrebbero averne giovato
la diusione o che comunque ne giusticano la presenza.
4 Risultati: estensione e descrizione del fenomeno
Il lavoro di ricerca descritto dal punto di vista metodologico nella sezione precedente ha permesso di
compilare una lista esaustiva degli anglicismi integrali (in tutto sono 58) utilizzati nella legislazione federale
svizzera negli ultimi cinque decenni. Grazie a un’analisi semantica di questi anglicismi e delle ambientazioni
testuali in cui gurano è stato poi possibile identicare tre macrocategorie, cui sono dedicate le prossime
tre sezioni. Lo zoccolo duro dei lemmi anglicizzanti è rappresentato da termini dell’ambito economico-
nanziario (sezione 4.1) e dell’informatica e tecnologia (sezione 4.2). I restanti anglicismi possono invece
essere ormai considerati acclimatati (sezione 4.3). Nelle pagine che seguono, proporrò un’analisi di queste
tre classi di anglicismi adottando vari punti di vista:
- frequenza: espressa in numero di occorrenze assolute, per valutare se si tratta di occasionalismi
(hapax) o di vocaboli che hanno preso piede nell’italiano normativo svizzero;
- distribuzione diacronica: per risalire alle origini del fenomeno e valutare se sussistono i presupposti
per far suonare un campanello d’allarme o, al contrario, se le iniziative descritte nella sezione 2 sono state
capaci di arginare un fenomeno dall’apparente crescita incontrollata;
- strategia di presentazione: intesa come presenza di un’esplicitazione o di un traducente a anco
dell’anglicismo, potenziale spia della volontà del legislatore di garantire l’accessibilità del testo di legge
anche in quei punti dove non ha saputo o potuto esimersi dal ricorrere a lemmi forestieri;
- presenza degli anglicismi all’interno della banca terminologica della Confederazione TERMDAT:
per valutare la posizione istituzionale rispetto all’anglicismo e capire in che misura è considerato accettabile
nei testi uciali e/o se è consigliata la loro sostituzione con un lemma italiano.14
12 La decisione di scegliere come opera di riferimento il NVdB invece, per esempio, di vericare l’attestazione degli anglicismi
nei principali vocabolari dell’italiano è suggerita dall’obiettivo che si pone la presente ricerca. Volendo, infatti, capire in che misura
l’uso di forestierismi comporta un ostacolo alla leggibilità e comprensibilità del testo normativo, il NVdB mi è sembrato il punto di
riferimento più adeguato. Va in ogni caso segnalato che questa fase di scrematura ha portato all’eliminazione di un numero esiguo
di lemmi (circa 10).
13 Si ricorderà che, secondo gli autori, la sostituzione di un anglicismo con un equivalente italiano è più dicile se l’anglicismo:
(1) non ammette un semplice adattamento di tipo graco o fonomorfologico ma richiede un vero e proprio traducente; (2) è presente
da molto tempo in italiano; (3) è acclimatato e attestato nei vocabolari dell’uso; (4) è diuso non solo in italiano, ma anche in altre
lingue come il francese e lo spagnolo; (5) partendo da un linguaggio settoriale, entra sempre di più nella lingua comune (diafasia); (6)
non è colto, ma accessibile (diastratia); (7) non è esclusivo dello scritto ma corrente anche nel parlato (diamesia); (8) ha un alto tasso
di tecnicità; (9) è dotato di una carica connotativa ed espressiva; (10) non presenta dicoltà di pronuncia o di graa; (11) ammette più
traducenti; (12) è capace di formare derivati; (13) si congura come un anglicismo vero e proprio e non come uno pseudoanglicismo;
(14) risulta monosemico.
14 TERMDAT è accessibile online (https://www.termdat.bk.admin.ch/Search/Search/language=it). Ho cercato ogni anglicismo
Paolo Canavese
Anglicismi nell’italiano normativo elvetico: estensione e natura del fenomeno
Revista de Llengua i Dret, Journal of Language and Law, núm. 74, 2020 25
4.1 Economia e nanza
Come già spiegato nella sezione introduttiva, sono soprattutto i linguaggi tecnici e specialistici a contribuire
all’ingresso di materiale linguistico di origine alloglotta, e anche la lingua del diritto non può dirsi esente
dal fenomeno degli anglicismi. Lubello (2014: 70) spiega che gli anglicismi penetrati nei testi giuridici
provengono in larga parte dal linguaggio commerciale e rispondono spesso a un’esigenza di chiarezza. In
alcuni ambiti specialistici, infatti, adottare un atteggiamento purista non giova alla comprensione, come nel
caso dell’anglicismo (tra l’altro attestato anche in LEX.CH.IT) leasing in un testo di natura economico-
nanziaria. Utilizzare il corrispettivo italiano, locazione nanziaria, non contribuirebbe di certo a rendere
più chiaro il testo di legge (ibid.). Non sorprende e, anzi, era facilmente ipotizzabile a monte che la fetta
più importante di anglicismi reperiti nel corpus appartenesse proprio all’ambito economico-nanziario. In
tabella 1 sono riportati i lemmi rilevati:
Anglicismo Frequenza Strategia
principale15 TERMDAT
P1 P2 P3
Multilateral Trading Facility 0 0 1 «IT», «ANG» -
Central Counterparty 0 0 1 «IT», «ANG» -
Securities Settlement System 0 0 1 «IT», «ANG» -
Central Securities Depository 0 0 1 «IT», «ANG» -
Trade Repository 0 0 1 «IT», «ANG» -
initial margins 0 0 1 IT («ANG») -
variation margins 0 0 1 IT («ANG») -
default fund 0 0 1 IT («ANG») -
securities lending and borrowing 0 0 1 IT («ANG») -
payment versus payment 002IT («ANG») -
clearing 0 0 1 IT («ANG») clearing
compliance 0 0 1 IT («ANG») osservanza
netting 0 0 1 IT («ANG») -
settlement 0 0 1 IT («ANG») -
prime broker 010IT («ANG») -
long run average incremental costs 0 0 1 IT (ANG) -
market maker 0 0 1 IT (ANG) -
overhead 003IT (ANG) costi generali
bond 01 1 IT (ANG) -
performance 010IT (ANG) prestazione
benchmark 010IT (ANG) parametro di riferimento, benchmark
commodities 020IT (ANG) -
Umbrella-Funds 010IT (ANG) investimento collettivo di capitale
aperto multi-comparto, umbrella-funds
audit0 0 32 ANG audit, verica, revisione
auditor 002ANG auditor, auditore, revisore
trust 0 0 14 ANG -
trustee 0 0 31 ANG -
Corporate Governance 0 0 1 ANG -
(ultima verica: agosto 2020) tenendo in considerazione esclusivamente le schede validate per cui esiste versione italiana. Inoltre, ho
dato la priorità alle schede incluse nella banca ANG17, riservandomi comunque di vericare anche altre anche banche terminologiche
pertinenti (auditor, per esempio, è stato reperito nella banca terminologica della vigilanza sui mercati nanziari, mentre settlement
non è stato preso in considerazione poiché gurava soltanto nelle banche terminologiche sulla procedura penale o sulla pianicazione
del territorio, ambiti semanticamente diversi rispetto alle occorrenze di settlement in LEX.CH.IT). Ho anche tenuto conto delle
schede relative a termini polirematici contenenti un anglicismo reperito in LEX.CH.IT e semanticamente ani (per esempio EN:
nancial leasing, IT: leasing nanziario oppure EN: holding company, IT: società holding).
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Anglicismo Frequenza Strategia
principale15 TERMDAT
P1 P2 P3
pool 0 0 1 ANG -
omnibus 004ANG -
reporting 0 0 1 ANG rendiconto
controlling 032ANG controlling, controllo di gestione
budget 013ANG preventivo, budget
stand 01 1 ANG -
leasing 0 35 0 ANG leasing nanziario
factoring 010ANG factoring
lombard 010ANG -
holding 121 ANG holding
Tabella 1: Anglicismi dell’economia e della nanza. (Strategia principale15)
L’analisi delle occorrenze mostra come questa classe di anglicismi abbia conosciuto una crescita costante.
Nel P1 è stato individuato un solo anglicismo di questo tipo:
(1) Art. 30 Indagine in caso di unione di imprese
[…]
2 È considerata unione qualsiasi riunione di imprese, segnatamente la fusione, l’integrazione in una società
holding o l’acquisto di partecipazioni, che procura un’inuenza dominante in seno al gruppo. (19851220_
LC)16
Nel P2, il numero di anglicismi dell’economia e della nanza è salito a 13 (51 occorrenze distribuite in 12
testi, ovvero il 7,5% dei testi totali). L’anglicismo più diuso nel P2 è proprio leasing, che ricorre 35 volte in
4 testi, ma principalmente nella legge sul credito al consumo (LCC):
(2) Art. 26 Obbligo di notica per i contratti di leasing
1 Il fornitore del leasing deve noticare alla Centrale d’informazione:
a. l’ammontare totale del leasing;
b. la durata del contratto del leasing;
c. l’ammontare delle rate mensili.
2 Deve inoltre noticare alla Centrale d’informazione i versamenti scaduti, se ammontano almeno a tre rate
del leasing. (20010323_LCC)
Si registra il picco nel P3, con 30 anglicismi corrispondenti a 114 occorrenze distribuite in 12 testi, ovvero
l’11,3% dei testi totali. Si tratta comunque di un volume esiguo dal punto di vista statistico, soprattutto se
rapportato ai token totali che compongono il P3 (342 874). Inoltre, la metà dei lemmi anglicizzanti proviene
esclusivamente dalla legge federale sull’infrastruttura nanziaria (LInFI), il cui destinatario è probabilmente
un esperto del settore abituato a nominare determinati referenti del proprio ambito specialistico mediante il
signicante inglese.17 Va inne rilevato che, nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di occasionalismi,
che occorrono con una frequenza pari, o comunque di poco superiore, a 1.
15 Per quegli anglicismi che hanno più di una strategia di presentazione, è stata qui indicata quella che ricorre con più frequenza.
16 Il codice che segue gli esempi si riferisce alla nomenclatura con cui sono identicati i testi in LEX.CH.IT. Il grassetto serve a
segnalare l’anglicismo in analisi e non è mai presente nel testo di legge.
17 Su chi sia il destinatario della legge, le opinioni sono contrastanti. In linea di principio, in Svizzera è diusa la posizione secondo
cui la legge dovrebbe essere accessibile al cittadino medio, già espressa dal padre del codice civile Eugen Huber a inizio Novecento
e tramandatasi di generazione in generazione. In alcuni casi, come il presente, è tuttavia altamente improbabile che una persona
non esperta sia interessata a comprendere una legge che regola un aspetto così tecnico. Non si intende entrare qui nel merito della
questione, che si lascia a studiosi di altre discipline quali la losoa del diritto.
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La strategia di presentazione di questi anglicismi sembra essere accuratamente studiata per facilitarne la
comprensione. Più della metà sono infatti esplicitati (23 su 38). Si tratta in primo luogo proprio di anglicismi
nanziari di carattere altamente tecnico presenti nella LInFi. La denominazione inglese è sempre preceduta
dal corrispettivo (o da una spiegazione) in italiano, come mostrano gli esempi (3) e (4):
(3) Art. 16 Denominazioni confuse o ingannevoli
1 La denominazione dell’infrastruttura del mercato nanziario non deve dare adito a confusione o essere
ingannevole.
2 Nel contesto dell’oerta di prestazioni nanziarie le denominazioni «borsa», «sistema multilaterale
di negoziazione», «Multilateral Trading Facility», «MTF», «controparte centrale», «Central
Counterparty», «CCP», «sistema di regolamento delle operazioni in titoli», «Securities Settlement
System», «SSS», «depositario centrale», «Central Securities Depository», «CSD», «repertorio di dati
sulle negoziazioni», «Trade Repository» e «TR» possono essere utilizzate soltanto per le corrispondenti
infrastrutture del mercato nanziario sottoposte alla presente legge. (20150619_LInFi)
(4) Art. 49 Garanzie
1 La controparte centrale esige dai propri partecipanti garanzie adeguate, in particolare sotto forma di
margini iniziali («initial margins»), margini di variazione («variation margins») e contributi al fondo di
garanzia («default fund»). […] (20150619_LInFi)
Diverse chiavi di spiegazione possono essere ipotizzate per giusticare l’esplicitazione sistematica di questi
termini: ridurre l’eetto di straniamento dovuto all’utilizzo di un numero eccessivo di anglicismi all’interno
dello stesso testo, nominare referenti diusi nell’ambito specialistico con entrambe le etichette, quella
italiana e quella inglese, o, ancora, tentare di avvicinare un contenuto specialistico al lettore medio. Soltanto
un confronto con i redattori e i traduttori sarebbe però in grado di rivelare quali di questi fattori hanno inciso
maggiormente sulla strategia messa in atto.
Anche alcuni anglicismi reperiti nel P2 seguono la stessa strategia di presentazione; si tratta di prime broker,
bond, performance, benchmark, Umbrella-Funds18:
(5) Art. 89 Rapporto annuale e semestrale
1 Un rapporto annuale è pubblicato per ogni investimento collettivo di capitale aperto entro quattro mesi dalla
chiusura dell’esercizio; il rapporto annuale contiene segnatamente: […]
h. il risultato dell’investimento collettivo di capitale aperto (performance), eventualmente confrontato
con investimenti similari (benchmark); […] (20060623_LICol)
In ogni caso, però, va sottolineato che la strategia dell’esplicitazione è subentrata soltanto di recente: tutti gli
anglicismi esplicitati sono successivi al 2005, salvo commodities, già attestato nel 1994.
Dal punto di vista della punteggiatura, come si evince dagli ultimi tre esempi, si rilevano tre varianti per
introdurre l’anglicismo e il relativo equivalente o esplicitazione in italiano:
a. «IT», «ANG»
b. IT («ANG»)
c. IT (ANG)
L’utilizzo delle virgolette (a. e b.) è prediletto nel P3, mentre non si presenta mai nel P2 (dove si opta sempre
per la variante c.). Nella costruzione del testo normativo, la punteggiatura riveste un ruolo determinante,
tantoché un uso non chiaro di un segno interpuntivo può richiedere l’intervento del giudice per denire
la portata della norma, soprattutto in quei contesti – come quello svizzero – in cui il dettato legislativo si
compone di più versioni linguistiche facenti ugualmente fede (Felici & Brianti, 2017). Nei testi di legge,
18 È interessante notare che quest’ultimo anglicismo mantiene, in italiano, la graa tedesca (laddove TERMDAT consiglia la graa
inglese umbrella fund). Questo esempio suggerisce come l’inusso esogeno è spesso composito e può coinvolgere diverse lingue.
Sono infatti ben evidenti le tracce del transito dell’anglicismo attraverso il tedesco prima di approdare nell’italiano giuridico svizzero.
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le parentesi adempiono a una gamma di funzioni ben precise (repertoriate in Egger, 2017), tra cui non
gura quella di segnalare un anglicismo che non ha (ancora) corso nel linguaggio normativo. Questo uso
particolare può creare confusione e porre l’anglicismo in una sorta di “anticamera dell’ucialità” (ibid.:
160-162). Infatti, non risulta del tutto chiaro se la presenza del termine inglese tra parentesi a anco del
corrispettivo italiano adempia a una funzione esplicativa, vale a dire segnalare il nome con cui quel referente
è comunemente nominato dagli specialisti del settore, o denitoria, ovvero introdurre il termine uciale da
utilizzare nel resto del testo e negli atti normativi ad esso connessi. Trascendendo dalla riessione sulle scelte
interpuntive, è innegabile che l’esplicitazione sistematica19 degli anglicismi di natura più tecnica rappresenta
un importante sforzo per avvicinare il testo di legge a un lettore non esperto e contribuisce alla leggibilità e
alla comprensibilità del testo.
Gli anglicismi non esplicitati (15/38) hanno anch’essi carattere tecnico, ma risultano in larga parte più
accessibili. Diversi fattori mostrano il bisogno meno marcato di esplicitazione. Prima di tutto va segnalato
che in 10 casi su 15 questi anglicismi sono repertoriati in TERMDAT, che ne ammette l’utilizzo in lingua
italiana, a testimonianza del fatto che si tratta di forestierismi ormai di casa presso le istituzioni federali
svizzere. In secondo luogo, rispetto agli anglicismi esplicitati, quelli non esplicitati occorrono in un numero
superiore di documenti e dimostrano così una diusione e, di conseguenza, un’accettabilità maggiori. Inne,
anche la variabile diacronica testimonia le loro radici più profonde. Si tratta infatti di anglicismi presenti
nell’italiano giuridico elvetico da più tempo: buona parte dei lemmi non esplicitati sono già attestati negli
anni Novanta e nei primi anni Duemila. L’esempio che segue illustra bene la natura di questa categoria di
anglicismi:
(6) Art. 4 Condizioni per l’abilitazione dei periti revisori
[…]
2 Adempiono i requisiti in materia di formazione e di esperienza professionale:
a. gli esperti contabili diplomati federali;
b. gli esperti duciari e gli esperti scali diplomati federali e gli esperti diplomati in nanza e controlling
con un’esperienza professionale di almeno cinque anni; […] (20051216_LSR)
Pur non essendo necessariamente diuso nel linguaggio comune, controlling è un lemma relativamente
trasparente, anche per via della radice latina presente anche in parole italiane appartenenti allo stesso
ambito semantico. In altri casi, come budget, Corporate Governance, pool, stand, le possibilità di inferire
il signicato per assonanza con parole formate a partire dalla stessa radice sono inferiori, ma è comunque
possibile attendersi una conoscenza almeno passiva da parte del lettore medio.
Interessanti sono il caso di audit e di trustee, esplicitati soltanto una volta. Audit occorre 32 volte nel P3 (di
cui 28 nella polirematica società/organo di audit), 21 delle quali nella legge federale concernente l’Autorità
federale di vigilanza sui mercati nanziari (LFINMA), e viene esplicitato una sola volta proprio in questo
testo di legge, sorprendentemente non alla prima occorrenza:
(7) Sezione 1: Verica (audit) (20070622_LFINMA)
Un discorso simile vale per trustee, che occorre 31 volte in due testi, di cui 27 nella legge federale sugli
istituti nanziari (LIsFi), dove più che una parafrasi viene oerta una vera e propria denizione (anche
questa volta non alla prima occorrenza del termine):
(8) Art. 17 Denizioni
[…]
2 Per trustee s’intende chiunque, in base all’atto che istituisce un trust ai sensi della Convenzione del 1°
luglio 1985 relativa alla legge applicabile ai trust ed al loro riconoscimento, gestisce a titolo professionale un
patrimonio distinto nell’interesse di un beneciario o per un ne determinato oppure ne dispone. (20180615_
LIsFi)
19 Nei casi in cui un anglicismo ricorre più di una volta all’interno dello stesso testo (come nei casi di payment versus payment o di
overhead), questo è esplicitato a ogni occorrenza.
Paolo Canavese
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È evidente tuttavia che, anche in questo testo, il destinatario a cui si rivolge il legislatore è un pubblico di
specialisti. Al lettore medio digiuno di nanza poco giova una denizione in cui viene utilizzato, senza
ulteriori spiegazioni, il lemma trust, con cui trustee intrattiene un rapporto di derivazione. Questa denizione
non ha tanto l’obiettivo di rendere accessibile il concetto di trustee, quanto più di enunciare le condizioni
necessarie per poter operare sul mercato in quanto tale. Lo stesso discorso vale per holding, per cui viene
fornita una denizione in uno dei quattro testi in cui occorre.
Salvo i casi di trust/trustee, audit/auditor e holding, e degli hapax omnibus, factoring e lombard, dove
un’esplicitazione più sistematica avrebbe probabilmente giovato alla comprensione da parte di un pubblico
non esperto, la dicoltà degli anglicismi dell’economia e della nanza repertoriati in LEX.CH.IT non sembra
risiedere nella loro veste linguistica allogena.
In conclusione, è possibile aermare che la strategia di presentazione di questa prima classe di anglicismi
pare essere dettata da due fattori. L’esplicitazione ricorre quando l’anglicismo ha un alto livello di tecnicità
e uno scarso livello di acclimatamento in italiano, mentre l’utilizzo puro si attesta, nella maggior parte dei
casi, quando l’anglicismo ha iniziato la propria discesa sull’asse diafasico e sta penetrando o è già penetrato
nella lingua comune.
4.2 Informatica e tecnologia
Il contributo degli altri linguaggi specialistici all’ingresso di anglicismi nel linguaggio giuridico svizzero è
assai ridotto. Tipicamente, gli ambiti dell’informatica e della tecnologia sono molto ricettivi nei confronti del
lessico specialistico inglese (Serianni, 2012: 133). Tuttavia, nel caso di LEX.CH.IT, si rilevano soltanto sette
anglicismi di questo tipo, forse perché si tratta di un settore regolato da un numero limitato di atti normativi.
La natura degli anglicismi dell’informatica e della tecnologia reperiti in LEX.CH.IT non è molto dissimile
da quella degli anglicismi dell’economia e della nanza non esplicitati: sono tutti repertoriati in TERMDAT,
che ne ammette l’uso nei testi italiani, non sono quasi mai accompagnati da una spiegazione e sono pressoché
esclusivi del P2 e del P3.
Anglicismo Frequenza TERMDAT
P1 P2 P3
OpenControl 0 0 6sistema d’informazione per il controllo dell’istruzione,
OpenControl
server 0 0 1 Server (svizzero per l’educazione)
hardware 0 0 1apparecchiatura informatica, hardware
Open Source Intelligence 0 0 1 Open Source Intelligence
laser 010 laser di puntamento, laser
paging 010 rete di radiochiamata, paging
telex 2 2 0 telex
Tabella 2: Anglicismi dell’informatica e della tecnologia.
L’unico anglicismo reperito, con 2 occorrenze, nel P1 è telex. Se ne trova un’ulteriore occorrenza nel P2
e scompare nel P3, probabilmente perché si tratta di un sistema di telecomunicazione ormai in disuso. Un
discorso simile vale per l’hapax paging, reperito una sola volta nel P2.
Interessanti sono tre anglicismi utilizzati per nominare realtà svizzere: le piattaforme informatiche
OpenControl, server svizzero per l’educazione e il portale Open Source Intelligence. La prima occorre sei
volte all’interno della stessa legge ed è esplicitata alla prima occorrenza:
(9) Art. 126 Organo responsabile
L’Aggruppamento Difesa gestisce un sistema d’informazione per il controllo dell’istruzione
(OpenControl) e lo mette a disposizione delle Forze terrestri e delle Forze aeree. (20081003_LSIM)
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La scelta di utilizzare un anglicismo per denominare una realtà svizzera può essere determinata dalla volontà
di coniare un nome unico utilizzabile nelle tre lingue uciali. Questa prassi, discutibile poiché contraria
all’obiettivo di valorizzare il multilinguismo svizzero, stava prendendo piede anche a piani più alti, per
esempio per quanto riguarda la denominazione di unità organizzative federali (clamoroso è il caso della zecca
uciale svizzera, che reca il nome “Swissmint”). Già da qualche anno, tuttavia, è stato denito un sistema
di controllo sistematico delle denominazioni uciali degli organi della Confederazione che si propone, tra
l’altro, di fermare sul nascere tentativi di ricorrere all’inglese per trovare un nome unico valido per tutte le
lingue uciali (cfr. Egger, 2004; 2019: 277-278).
I restanti anglicismi di questa classe, hardware e laser, sono ormai acclimatati e sarebbero potuti gurare nella
classe successiva. Il loro radicamento è probabilmente determinato dalla funzione di precisione e monosemia
a cui adempiono. Le alternative italiane suggerite da TERMDAT a anco dell’anglicismo, come per esempio
“apparecchiatura informatica” per hardware,20 confermano la dicoltà di trovare un equivalente italiano
capace di descrivere il referente in modo altrettanto univoco e conciso.
4.3 Anglicismi acclimatati
La terza e ultima classe è costituita da una decina di anglicismi acclimatati. Questi lemmi sono attestati nei
principali vocabolari della lingua italiana e probabilmente in buona parte non sono neanche più percepiti come
parole “intruse”. Come già spiegato nella sezione 3, per tracciare una linea di demarcazione tra anglicismi
veri e propri e anglicismi da considerare ormai perfettamente integrati nel sistema linguistico italiano, ho
vericato la loro presenza nel NVdB. È ragionevole supporre che le parole contenute in questa terza classe
potrebbero essere accolte, almeno in parte, in una futura versione aggiornata del vocabolario di base.
È interessante notare che, pur trattandosi di anglicismi relativamente correnti in italiano (e quindi raramente
esplicitati), sono tutti assenti nel P1 ad eccezione di sponsor. Questo dato costituisce un’ulteriore conferma
del fatto che il fenomeno degli anglicismi nella legislazione svizzera è piuttosto recente e ha la sua genesi
negli anni Novanta.
Anglicismo Frequenza TERMDAT
P1 P2 P3
doping 0010 doping
antidoping 0 0 43 antidoping
bungee jumping 001-
canyoning 001-
rafting 001-
bachelor 0 0 5 bachelor
jackpot 013jackpot
charter 01 1 -
break 010 -
know how 011 0know-how, perizia, competenza
elettrochoc21 010elettroshock, elettrochoc
sponsor 240sponsor, nanziatore
handicap 0 2 0 disabilità, handicap, andicap
Tabella 3: Anglicismi acclimatati. (elettrochoc21)
È lecito ipotizzare che alla presenza di questi anglicismi acclimatati non sottende la volontà di anglicizzare il
linguaggio giuridico. Occorre ricordare che la legge è uno specchio della società e ne riette valori, necessità
ed evoluzioni. Così, nuovi sport, cicli di studio e modalità di viaggio sono entrati nella nostra quotidianità,
mantenendo un signicante inglese. Quando si è trattato di disciplinarli mediante norme giuridiche, sono
20 Il sostantivo software, spesso utilizzato in coppia con hardware, è stato invece escluso da questa lista perché contenuto nel NVdB.
21 L’anglicismo elettroshock gura nel corpus nella variante graca inuenzata dal francese elettrochoc. Trattandosi di un lemma
proveniente dall’inglese e non adattato alla morfologia italiana, è stato considerato ai ni del presente studio.
Paolo Canavese
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quindi stati nominati con le stesse parole con cui ci si riferisce ad essi nel linguaggio comune e nei relativi
linguaggi settoriali.
Gli anglicismi dello sport (che è tra l’altro uno dei primi ambiti a essersi mostrato ricettivo nei confronti
degli anglicismi) identicati ben esemplicano questo ragionamento. Diverse discipline sportive sono nate
o si sono diuse in tempi recenti e di recente sono quindi state oggetto di regolamentazione. Ritroviamo
nel corpus bungee jumping, canyoning e rafting. La lingua italiana ha rinunciato a trovare un traducente
per nominare questi sport e, di conseguenza, anche i testi di legge che li disciplinano fanno uso del lemma
inglese con cui sono comunemente conosciuti. Restando in ambito sportivo, considerazioni simili valgono
per una pratica scorretta nalizzata a migliorare le prestazioni probabilmente già diusa da tempo, ma di
cui solo in tempi più recenti si è presa una tale consapevolezza da renderla oggetto di norme giuridiche, il
doping. Anche in questo caso, nessun equivalente italiano ha saputo aermarsi sul termine inglese, che è
a giusto titolo stato ripreso anche nella legislazione federale sullo sport. Doping e antidoping occorrono
rispettivamente 10 e 43 volte all’interno di due leggi, del 2011 e del 2015, ed è oerta una spiegazione a
anco della prima occorrenza all’interno della legislazione svizzera:
(10) Art. 19 Principio
1 La Confederazione sostiene e adotta misure contro l’abuso di prodotti e metodi per incrementare
le prestazioni siche nello sport (doping), segnatamente mediante la formazione, la consulenza, la
documentazione, la ricerca, l’informazione e i controlli. […] (20110617_LPSpo)
Tra i restanti anglicismi di questa classe si segnala, nell’ambito dell’istruzione, l’ingresso del lemma
bachelor, testimone della progressiva armonizzazione e standardizzazione a livello internazionale dei cicli di
studi universitari. Dello stesso campo semantico fa parte master, anch’esso attestato in LEX.CH.IT, tuttavia
non trattato in questa sezione poiché repertoriato nel NVdB. Questo diverso trattamento dei lemmi inglesi
utilizzati per descrivere il ciclo di laurea triennale e magistrale è probabilmente determinato dal fatto che
master, in italiano, rimanda a un più ampio ventaglio di formazioni post-laurea (oltre che a diversi signicati
settoriali) e gode quindi di una maggiore diusione e comprensibilità per il locutore medio.
Le restanti parole, che possono essere etichettate come occasionalismi, pertengono agli ambiti più disparati
e designano attività del tempo libero, quali il gioco d’azzardo (jackpot) o i viaggi (voli charter), modelli di
automobili (vetture «break»), eventi culturali (festival) o, ancora, fanno riferimento all’ambito pubblicitario
(sponsor). A prima vista, know how sembra, con 11 occorrenze, aver preso piede nel P2. A ben guardare,
però, si scopre che gura esclusivamente nella legge federale sul materiale bellico (LMB), e si tratta dunque
anche in questo caso di un uso occasionale.
Un ultimo lemma degno di nota è l’anglicismo handicap, di cui si trovano 2 occorrenze nel P2. Nonostante
l’interesse di questa ricerca sia rivolto agli anglicismi integrali, è giusto rilevare che si ritrovano anche 5
occorrenze nel P1 e una nel P2 del derivato (h)andicappato. Entrambi i lemmi spariscono nel P3, in cui
sembrano aver ceduto il passo agli equivalenti italiani disabilità e disabile. Si tratta di uno dei rari casi in
cui, nel corso degli anni, è stato progressivamente abbandonato un anglicismo a favore del corrispettivo
italiano. Le ragioni di questa tendenza meriterebbero ulteriori approfondimenti. Basti qui rilevare che, negli
ultimi decenni, la riessione su come trattare linguisticamente in un modo neutro e politicamente corretto il
tema della disabilità è stata piuttosto prolifera. Si pensi per esempio alla mozione 16.3309 Strei-Feller, che
proponeva di eliminare il termine “invalido” dalla legislazione svizzera (per una trattazione della questione
da un punto di vista linguistico, cfr. Nussbaumer, 2016). Non è quindi possibile ricondurre il passaggio
da handicap a disabilità all’intento di allontanarsi dall’uso dell’anglicismo, ma probabilmente i fattori
determinanti sono più profondi e riguardano il modo in cui le diverse parole impiegate per trattare il tema
della disabilità sono percepite dai locutori e dalle accezioni talvolta denigratorie che alcune di esse hanno
assunto nella lingua comune.
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5 Bilancio e conclusioni
È risaputo che ogni linguaggio giuridico è frutto di svariate inuenze provenienti da altre lingue e sistemi
giuridici o, in altre parole, si è costruito nel tempo e continua a evolversi grazie a una “straticazione”
di modelli (Caterina & Rossi, 2008: 190-201). Così, per esempio, l’italiano giuridico d’Italia è stato
inuenzato, nei secoli, dal latino, poi dal francese, dal tedesco, mentre oggi è il turno dell’inglese. La
questione dell’accoglimento di lessico anglicizzante nella lingua del diritto è da qualche anno oggetto di
fertili discussioni linguistiche, dai toni talvolta allarmisti, talvolta più accomodanti. Questo studio ha voluto
porsi in linea di continuità con le riessioni sinora formulate, apportando una prospettiva empirica inedita.
Adottando come metro di misura l’accoglimento di anglicismi integrali e denendo una metodologia corpus-
based, ho potuto determinare l’estensione e la natura del fenomeno nella legislazione svizzera in lingua
italiana. I risultati di questa ricerca permettono di tracciare un quadro piuttosto chiaro e incoraggiante. I dati
quantitativi riportati in tabella 4 ben riassumono l’estensione e l’evoluzione del fenomeno in analisi:
Anglicismi P1 P2 P3
Lemmi totali 3 23 42
Occorrenze totali 576 188
Occorrenze normalizzate pmt 16 153 548
Frequenza media 1,67 3,30 4,47
% di testi 3% 13,13% 19,81%
% dei token 0,00% 0,02% 0,06%
Tabella 4: Statistiche relative agli anglicismi rilevati in LEX.CH.IT.
Il vocabolario di LEX.CH.IT conta poche decine di lemmi inglesi, il cui livello di ripetizione è basso, come
mostrano il numero contenuto di occorrenze (totali e normalizzate per un milione di token) e la loro frequenza
media. Interessante è anche l’immagine fornita dal dato relativo al numero di testi in cui occorre almeno un
anglicismo, inferiore al 20% nel periodo più recente. L’uso di anglicismi è quindi lontano dall’essere un
tratto comune della scrittura normativa elvetica e la sua diusione non è capillare nei testi di legge analizzati.
Inne, soltanto lo 0,06% delle parole totali che compongono il corpus sono prestiti integrali dall’inglese, una
soglia ben inferiore ai dati disponibili in letteratura sul livello di penetrazione dell’inglese nel lessico comune
dell’italiano.22
Tutti i dati riportati in tabella 4 indicano inoltre un aumento in diacronia dell’uso di anglicismi, visualizzabile
mediante un graco di dispersione lessicale:23
22 Ondelli & Viale (2010: 19-20), per esempio, stimano, in linea con rilevazioni precedenti, un’incidenza di forestierismi integrali
nell’italiano giornalistico leggermente superiore allo 0,5%. Il confronto con il dato quantitativo calcolato in questo studio necessita
ovviamente di grande cautela in quanto la metodologia di rilevazione dierisce sotto diversi punti di vista (metodologia di
identicazione dei lemmi stranieri, anglicismi vs. forestierismi, scrematura sulla base del NVdB ecc.).
23 In inglese: lexical dispersion plot, talvolta nominato anche concordance plot. Graco elaborato in RStudio mediante il pacchetto
quanteda (Benoit et al., 2018).
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Graco 1: Dispersione degli anglicismi nei tre periodi.
In questo graco, i tre rettangoli ragurano i token totali dei tre periodi di cui si compone LEX.CH.IT,
ordinati cronologicamente, dal primo token della prima legge all’ultimo token dell’ultima legge di ogni
periodo. Si sarà notato che, nonostante i tre subcorpora abbiano un numero di token dierenti, i tre riquadri
che li rappresentano hanno invece la stessa dimensione. La loro lunghezza, infatti, non è determinata dal
numero assoluto di token, ma coincide a un indice relativo che garantisce una maggiore comparabilità tra
i diversi periodi (seguendo lo stesso principio che sta alla base della normalizzazione delle frequenze).
Ogni barra verticale segnala l’occorrenza di un anglicismo. Questa modalità di visualizzazione permette di
osservare non soltanto le frequenze per periodo, ma di proiettarle lungo l’asse temporale. Risulta così ancora
più evidente l’aumento costante degli anglicismi nel lasso preso in esame. Se il fenomeno degli anglicismi è
pressoché sconosciuto nel P1, il P3 si mostra maggiormente permeabile all’ingresso di materiale linguistico
esogeno: non solo aumentano i lemmi anglicizzanti ma anche la loro frequenza media, restando tuttavia –
come si è rilavato a più riprese – al di sotto di un’ipotetica soglia di controllo. Inne, va segnalato che anche
nel P3 sono ben visibili ampie “zone bianche”, che testimoniano la diusione non capillare degli anglicismi
nella legislazione più recente.
Questi risultati forniscono una conferma empirica alle rilevazioni qualitative già acquisite dalla letteratura:
il fenomeno degli anglicismi nel linguaggio giuridico svizzero prende piede negli anni Novanta, ma non
giunge mai a picchi allarmanti, forse anche grazie alle misure messe in atto per contenerne la diusione.
In altre parole, trova piena conferma la valutazione di Egger (2019: 290), secondo cui “[…] il problema in
esame non è prettamente quantitativo”.
Se i dati quantitativi indicano che la legislazione svizzera è piuttosto scevra da anglicismi, è stato comunque
utile approfondire anche sul piano qualitativo la natura degli anglicismi rilevati. La maggior parte di
essi aeriscono a linguaggi settoriali (quasi essenzialmente dell’economia e della nanza e, in misura
minore, della tecnologia e dell’informatica). Questo dato potrebbe rappresentare la risposta sul versante
linguistico di almeno due tendenze della legislazione contemporanea rilevate dagli studiosi del diritto: quella
all’internazionalizzazione, già evocata nell’introduzione, ma anche quella alla tecnicizzazione (Egger,
2015a). Il legislatore emana sempre più spesso atti normativi che non si limitano a enunciare norme di portata
generale, ma che al contrario regolano aspetti tecnici e di dettaglio, il tutto in un contesto internazionale con
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cui la legislazione nazionale deve risultare in sintonia. Si intravede una possibile correlazione positiva tra
queste tendenze e l’aumento di termini tecnici presi in prestito dall’inglese.
Dal punto di vista della chiarezza, va sottolineato che sono assolutamente sporadici i casi in cui un lemma
inglese di dicile comprensione viene proposto senza alcuna forma di spiegazione e sono comunque
connati a testi di legge di carattere tecnico, d’interesse essenzialmente dello specialista e verosimilmente
poco rilevanti per il cittadino comune. I restanti anglicismi privi di carattere tecnico, invece, sembrano essere
più accessibili anche per un lettore non esperto. L’assenza di prestiti di lusso e l’esplicitazione di pressoché
tutti gli anglicismi di necessità di dicile comprensione lascia dunque intendere che l’uso di anglicismi
nella legislazione svizzera è oculato e consapevole e non comporta un ostacolo nella comunicazione tra
il palazzo e la piazza. Nonostante (al momento) questo fenomeno non costituisca un ambito prioritario di
intervento, è comunque opportuno e auspicabile che gli addetti alla comunicazione istituzionale e gli studiosi
del linguaggio giuridico continuino a monitorarlo e tenerlo sotto controllo.
In futuro, i risultati di questo studio potrebbero essere ulteriormente approfonditi per analizzare ancora più
a fondo l’inuenza della lingua inglese sulla legislazione svizzera. Sarebbe utile, per esempio, adottare
una prospettiva multilingue e traduttiva e vericare se i risultati qui presentati sono validi anche per la
controparte tedesca e francese. È stato infatti notato che il tedesco, che è la principale lingua di partenza
degli atti normativi svizzeri, è più propenso ad accogliere anglicismi (Egger, 2019: 285), da cui la traduzione
nelle altre lingue uciali non sempre riesce ad allontanarsi. Una ricerca su un corpus multilingue parallelo
permetterebbe di indagare il ruolo della traduzione nella circolazione degli anglicismi del linguaggio
normativo o svizzero o, meglio, dei linguaggi normativi svizzeri. Lo studio potrebbe inoltre essere esteso
ad altri generi testuali della comunicazione istituzionale. La legge è infatti considerata la madre dei testi
amministrativi, burocratici e della comunicazione Stato-cittadino e ne è spesso il vettore di vizi e storpiature.
Sarebbe interessante vericare se anche gli altri testi prodotti dalle autorità pubbliche svizzere ricorrono in
modo altrettanto parsimonioso agli anglicismi o se, invece, sono maggiori i casi in cui l’utilizzo di una parola
straniera può compromettere la comprensione del testo da parte del cittadino medio. Un’ultima prospettiva
di ricerca potrebbe consistere nel superare l’operazionalizzazione degli anglicismi qui adottata estendendola
ai prestiti adattati e ai vari fenomeni di inuenza semantica e morfosintattica esercitata dall’inglese e dalle
altre lingue uciali.
Per fare astrazione dei dati riportati in questo studio e delle interpretazioni formulate, cedo la parola a Eugen
Huber, che così commentava più di un secolo fa l’utilizzo di parole di origine straniera nella bozza del codice
civile svizzero:
Wollte der Entwurf solche nicht aufnehmen, so würde er riskieren, sich damit nur von der allgemeinen
Verkehrssprache abzusondern und einer nicht gebräuchlichen und daher auch nicht allgemein verständlichen
Kunstsprache zu huldigen. (Huber, 1914: 18)24
Il padre del codice civile svizzero si riferisce principalmente ai forestierismi adattati alla morfologia della
lingua ricevente, ma le sue considerazioni possono certamente essere estese a buona parte degli anglicismi
reperiti nella legislazione svizzera degli ultimi cinque secoli, che dicilmente potrebbero essere sostituiti
da equivalenti indigeni. Appare dunque evidente che la lingua del diritto non deve contrastare a priori l’uso
di anglicismi che, al contrario, se utilizzati consapevolmente, possono contribuire alla chiarezza dell’atto
normativo che li accoglie.
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24 “Se la bozza [del codice civile] non volesse impiegare tali parole, rischierebbe di allontanarsi dalla lingua comune rendendo così
omaggio a un linguaggio articiale lontano dall’uso e quindi non generalmente comprensibile” (mia traduzione).
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