Percorsi della cittadinanza romana dalle origini alla tarda repubblica

AutorFrancesca Lamberti
Páginas17-56
PERCORSI DELLA CITTADINANZA
ROMANA DALLE ORIGINI
ALLA TARDA REPUBBLICA
Francesca LAMBERTI
Universidad del Salento
SOMMAR IO: I. IL CITTADINO E LA CITTÀ- STATO.—II . IL CIVIS NELLA
CITTÀ.—III. L’ «ASTRATTO» E IL « CONCRETO» DEL CITTADINO RO-
MANO.—IV. ROMA E I RAP PORTI CON L’ESTERNO FRA LA CADUTA
DELLA MONARCHI A E L’ULTIMO SECOL O DELLA REPUBBLICA.—V. LA
POLITICA ROMANA DI COLONIZZAZION E.—VI. «IUS LATII», «IUS ADIPI-
SCENDAE CIVITATIS PER MAGISTRATUM» E «MUNICIPALIZZAZIONE»
NELLA TARDA REPUBBLICA.— VII. DOPPIA CITTADINANZA E PATRIA
COMMUNIS.—V III. BIBLIOGRAFIA COMMEN TATA.
RIASSUNTO: In qu esto lavoro si affronta il processo di amp liamento del la
romanità nella R epubblica rom ana dal punto di vista della citta dinanza, sot-
t’olineando l’importanza della civitas co me strumento per l’espansio ne di un
sistema politico e, in de nitiva, del Diritto come base della cittadi nanza.
PAROLE CHIAVE: Roma, citta dinanza, romanità, Repubblica romana.
ABSTRACT: Thi s paper addr esses the p rocess of ex tension of t he romanitas
in the Roman Re public from the perspec tive of R oman citizenshi p, stressing
the importance of the civitas as a tool for e xpansion of a pol itical system and,
ultimately, the relevance of Law as the basis of citizenship.
KEYWORDS: R ome, citizenship, romanitas, Roman Repu blic.
18 FRANCESCA LAMBERTI
I. IL CITTADINO E LA CITTÀ-STATO
Uno dei motivi del fascino esercitato da Roma an tica sulle
epoche successive è rappresentato dal carattere di unicità, ovvero
originalità, d i tante delle istituzioni sociali, politiche e giuridiche,
prodottesi nel corso della sua vice nda stori ca. Pecul iare di Roma,
benché progressivamente applicato ad un novero amplissimo di
realtà civiche nel bacino del Mediterraneo, è, fra l’altro, il modello
cittadino sviluppatosi nella concreta esperienza della irradiazione
di Roma in Italia1.
Alle proprie origini la «città-statRoma2 non presenta sostan-
ziali differenze rispetto alle poleis del mondo greco e magnogreco,
etrusco e latino. Una comunità dotata di autonomia di governo, ce-
mentata da rituali di natura religiosa e politica comuni, fondata su
vincoli e consuetudini di tipo domestico e civile che ne materiano la
continuità. In tale contesto si origina lo statuto di un cittadino-solda-
to, con i connessi obblighi militari e tributari, ma anche l’accesso ad
una serie di facoltà implicanti la partecipazione alla vita istituzionale
della città-stato.
In realtà il rapporto fra ascesa di Roma ed elargizione della ci-
vitas non può dirsi sempre lineare. L’attribuzione della cittadinanza
romana infatti, nella prima fase dell’espansione romana, sarebbe stata
vista in prevalenza come una forma di sottrazione di autonomia alle
comunità destinatarie della stessa: Roma, una città-stato fra le altre,
imponeva il proprio modello (o per via di incorporazione, o attraverso
altri meccanismi istituzionali) alle popolazioni assoggettate. Fra III
e II secolo, con la penetrazione di Roma in Italia, la qualità di civis
Romanus avrebbe gradualmente acquisito attrattiva. Sino a divenire,
se teniamo fede alle fonti, addirittura obiettivo di sotterfugi e frodi
alla legge. La lettura della vicenda della civitas Romana, così come
1 Di un modello «moltiplicabile su vasta scala e in un ambito territoriale molto ampio» par-
la, ad esempio L. CAPOGROSSI COLOGNESI, Cittadini e territorio. Consolidamento e trasforma zione
nella «c ivitas Romana», Roma, La Sapienza Edi trice, 2000, p. 86, con un’impostazione certo
relativa all’aspetto della citta dinanza sine suffragio, ma ben applicabile, lato sen su, anche al
«modello» romano di città-stato. Ri essioni importanti, quanto alla differenza fra polis e civita s,
da ultimo i n G. CRIFÒ, Civis . La cittadinanza tra antico e moder no, Roma-Bari, Lat erza, 2000,
pp. 23-31. Meno discontinui sta la posizion e, sul punto, di H. J. WOL FF, «Polis und civitas», in
Zeitschrift der S avigny-Stiftung für Rechtsge schichte (Romanistische Abtei lung) (= «ZSS.»), 95,
1978, pp. 1 -23, part. pp. 6 ss.
2 La sce lta di va lersi dell’esp ressione città -stato avviene nella con sapevolezza de i limiti
insiti nell’applicazione d i una categoria concettuale moderna all’espe rienza antica. Si rinvia, per
tutti, alle lucide precisazi oni sul punto di F. DE MARTINO, Il model lo della città-st ato, in Storia
di Roma 4. Caratte ri e morfo logie, dir. A. MOMIGLIANO, A. SCHIAVONE, Torino, Eina udi, 1989,
pp. 433-458 (= ID., Diritt o economia e società n el mondo roman o 2. Diritt o pubblico, Napoli,
Jovene, 199 6, pp. 473-498).
PERCOSI DELLA CITTADINANZA ROMANA DALLE ORIGINI... 19
quella del progressivo assurgere di Roma a potenza imperialistica,
non è lineare, né semplice. Se ne può fornire pertanto solo qualche
pennellata impressionistica, tendando di cogliere alcune linee della
relativa vicenda storica.
II. IL CIVIS NELLA CITTÀ
Come in tutte le realtà antiche con gurabili come città-stato,
l’appartenenza —anche in Roma— fonda l’accesso a determinate pos-
sibilità. Esse vengono assommandosi nel corso dell’età repubblicana,
con il progressivo prender forma e stabilizzarsi delle istituzioni della
res publica.
Alle orig ini della città appare fondamentale l’appartenenza ad
una gens: nonostante le divergenti prese di posizione degli studiosi
sul punto3, sembra oramai accolto che le «genti» siano formazioni
precittadine, aggregazioni «eponime» di persone che si riconoscono
in un (mitologico o reale) ascendente comune4. Quali formazioni
autonome esse disponevano di propri culti, di proprie assemblee
e di propri statuti (decreta)5. A partire dallVII I sec. a. C., le gentes
avrebbero preso a cede re una parte della propria autonomia per
dare vita progressivamente alla città-stato Roma: eventuali «nuove»
gentes che, dopo l’iniziale sinecismo, avessero av uto intenzione di
insediarsi in Roma, vi sarebbero state accolte per «incorporazione»6.
In questo periodo è verosimile che ad esser soggetti di diritto —e
cittadini a tutti gli effetti, dopo il consolidamento della città— fos-
sero solo i capi delle gentes (patres gentis) e i membri liberi affiliati
ai patres.
Le fonti riferiscono del delinearsi, nel passaggio dalla monarchia
alla repubblica, del conflitto fra patres (discendenti delle antiche gen-
tes) e plebs (formazione sociale che si definisce solo «in negativo»,
comprensiva di tutti coloro che non hanno la qualità di patricii)7.
Nonostante le minori prerogative riservate alla plebe, la discordia è
3 Esauriente panoramica in F. DE MARTINO, Storia della costituzione romana 12, Napoli, 1972,
pp. 42 ss.; G. FRANCIOSI, Clan gentiliz io e strutture monogamiche6, Napoli, Jovene, 1999.
4 Sintesi da ultimo in F. WIEACKER, Römische Rechtsgeschichte. 1. Einleitung, Quellenkun-
de, Frühzei t und Republik, M ünchen, Beck, 1998 , pp. 196-201.
5 CINCIO in FESTO, Sul signi cato delle parole 83 LINDSAY; CICERONE, Top ica, 6,29.
6 Sull’accett azione della gens Cl audia, capeggiata da Atta Clausus, LIVIO, Storia di Roma
II,16,4-5; DIONIGI DI ALICARN ASSO, V,40,3-5. M. HUMM, «I fondamenti della Repubblic a roma-
na. Ist ituzioni, dirit to, religione», in Storia d’Europa e del Mediter raneo. Il mondo antico. 3.
L’Ecumene romana. 5. La res publica e il Mediterr aneo, Roma, Salerno Editrice, 2008, pp. 467-
520. Sull’ «inco rporazione» come m etodo di estension e della civitas, i nfra, nel n . 4.
7 A. GUARI NO, La rivoluzione della plebe, Napoli , Liguori, 1974, p p. 68 ss. Panorami ca
delle diver se ipotesi sulle origini della pleb e in M. HUMM, I fondamenti, cit., n. 3.

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