Democrazia rappresentativa e democrazia diretta: the italian way

AutorMarco Olivetti
Páginas55-66
DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA E DEMOCRAZIA
DIRETTA: THE ITALIAN WAY
Marco oliveTTi
Professore Ordinario di Diritto Costituzionale nella LUMSA di Roma
1. La Costituzione italiana del 1947 ha regolato il rapporto fra le istitu-
zioni rappresentative e le tecniche di democrazia diretta in un modo per vari
aspetti originale, in prospettiva comparata. Ed i tratti di originalità fissati
nel testo costituzionale si sono ulteriormente accentuati nella realtà costitu-
zionale: ne risulta un assetto in cui la partecipazione popolare è valorizzata
in modo più ampio che nelle principali democrazie europee di dimensioni e
storia simili all’Italia, ma con forme anomale e non poche contraddizioni. Si
tratta dunque di un equilibrio instabile, e per alcuni aspetti difficilmente de-
cifrabile, che viene oggi messo in discussione dai progetti di revisione costitu-
zionale elaborati dall’attuale maggioranza parlamentare, la prima composta
unicamente da partiti populisti in una grande democrazia occidentale.
2. Uno dei fili conduttori che attraversarono i lavori dell’Assemblea co-
stituente italiana del 1946-1947 era l’aspirazione ad andare oltre la piena re-
staurazione della democrazia rappresentativa e del pluralismo politico, che
si erano lentamente affermati in Italia dalla metà del xix secolo, e soprattutto
nei primi due decenni del xx, ma che erano stati abbandonati dal regime fa-
scista durante gli anni venti. Non vi sono dubbi che i due pilastri ora evocati
—la democrazia rappresentativa e il pluralismo politico— fossero in cima
alle preoccupazioni dei Padri costituenti, ma è altrettanto evidente che essi
intesero andare oltre l’assetto che la democrazia italiana stava raggiungendo
quando il regime fascista la stroncò, per così dire, nella culla. Gli istituti cui
era affidata l’aspirazione a integrare ed arricchire la rappresentanza politica
e il ruolo dei partiti erano il riconoscimento del ruolo delle autonomie locali
e delle Regioni, un’ampia apertura di credito per il pluralismo sociale e poli-
tico, una visione non assolutistica della democrazia (garantita fra l’altro dalla
rigidità e dalla normatività della Costituzione e da una Corte costituzionale

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