Droghe e lesività

AutorAntonio Cavaliere
Cargo del AutorProffesore Straordinario di Dirittot penale nell'Università Federico II di Napoli, Italia
Páginas51-58

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La definizione di droga dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) è: «A term of varied usage. In medicine, it refers to any substance with the potential to prevent or cure disease or enhance physical or mental welfare, and in pharmacology to any chemical agent that alters the biochemical physiological processes of tissues or organisms. Hence, a drug is a substance that is, or could be, listed in a pharmacopoeia. In common usage, the term often refers specifically to psychoactive drugs, and often, even more specifically, to illicit drugs [...].

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Professional formulations (e.g. «alcohol and other drugs») often seek to make the point that caffeine, tobacco, alcohol, and other substances in common non-medical use are also drugs in the sense of being taken atleast in part for their psychoactive effects«17. Se limitiamo l’uso del termine droga alle «sostanze o droghe psicoattive«, possiamo far riferimento alla seguente definizione OMS: «A substance that, when ingested, affects mental processes, e.g. Cognition or affect. This term and its equivalent, psychotropic drug, are the most neutral and descriptive terms for the whole class of substances, licit and illicit, of interest to drug policy. «Psychoactive» does not necessarily imply dependence-producing [...]».

Entrambe le definizioni vengono ritenute generiche, e vi è un vasto consenso, in campo medico, psicologico e sociologico, su due circostanze: 1) al di là della comune definizione, le droghe sono molto diverse tra loro, per effetti prima che per considerazione sociale18; 2) vi sono molte incertezze circa gli effetti delle singole sostanze19.

Le classificazioni delle sostanze psicoattive si riferiscono per lo più agli effetti diretti sul sistema nervoso centrale (s.n.c.). Quella più diffusa in Italia distingue quattro tipi di droghe20: 1) sostanze analgesiche, che comprendono gli oppiacei (ad es. Eroina, morfina, metadone); 2) sostanze che deprimono il s.n.c., quali alcool, barbiturici ed ipnosedativi; 3) sostanze che stimolano il s.n.c., come caffeina, nicotina, cocaina, amfetamine, ecstasy; 4) sostanze che alterano la percezione, come i derivati della cannabis (spec. hashish e marijuana), l’LSD e l’ecstasy (che ha più effetti, come pure altre sostanze).

Ai fini specifici di una valutazione penalistica dei danni e pericoli per la salute, vanno tuttavia palesemente considerati altri due elementi: gli altri effetti sulla salute, spesso legati alla quantità di sostanza assunta e emergenti solo nel lungo periodo, e la dipendenza.

Quest’ultima viene variamente definita e si distingue in fisica e psichica; opportunamente, nel linguaggio biologico ed ancor più in quello farmacologico

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si considera solo la prima, come rileva l’OMS21; quello di dipendenza psichica è concetto dai confini incerti, riferibile ad esempio anche allo sport, al lavoro («Workaholic»), ai videogiochi, alla televisione e ad internet22; peraltro, la dipendenza fisica agisce sulla psiche. Secondo l’OMS, voce «Addiction, drug or alcohol», si tratta del «repeated use of a psychoactive substance or substances, to the extent that the user (referred to as an addict) is periodically or chronically intoxicated, shows a compulsion to take the preferred substance (or substances), has great difficulty in voluntarily ceasing or modifying substance use, and exhibits determination to obtain psychoactive substances by almost any means. Typically, tolerance is prominent and a withdrawal syndrome frequently occurs when substance use is interrupted. The life of the addict may be dominated by substance use to the virtual exclusion of all other activities and responsibilities«. Da un punto di vista penalistico, è significativo che tale definizione implica menomazione dell’autodeterminazione e pericolo di una sindrome da astinenza, a cui corrispondono danni fisici anche molto gravi23.

Va, ancora, tenuto presente il fenomeno diffuso del consumo, da parte di un unico assuntore, di più droghe (ad esempio, alcool e analgesici, alcool e ecstasy).

Relativamente alle dimensioni del consumo di droghe, naturalmente vi è un enorme interrogativo sul sommerso. Ad ogni modo, secondo l‘European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction (EMCDDA)24-che limita la propria attività alle droghe illegali-, in base ai dati più recenti, in Europa hanno consumato cannabis una volta nella vita almeno 74 milioni di persone (il 22 % della popolazione adulta!), nell’ultimo anno circa 22,5 milioni; cocaina, nella vita 13 milioni (il 3,9 % degli adulti), nell’ultimo anno 4 milioni; amfetamine, nella vita 12 milioni (3,5 %), nell’ultimo anno 2 milioni; ecstasy, nella vita 10 milioni (3,1 %), nell’ultimo anno 2,5 milioni; i «consumatori problematici di oppiacei», ossia principalmente gli eroinomani, sono stimati tra 1,2 e 1,5 milioni di europei25. Ampliando lo sguardo alle droghe legali, secondo dati OMS riferiti al

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2002, a fronte di 185 milioni di consumatori di droghe illegali vi erano 2 bilioni di consumatori di alcolici e 1,3 bilioni di tabacco26.

A questo punto, tenendo presenti -pur con le loro incertezze- definizioni, classificazione e indici di consumo delle droghe, è possibile tratteggiare, per alcune sostanze più diffuse, il quadro della loro lesività. A tale scopo verranno utilizzati i ‘profili’ delle singole droghe, non sempre concordanti, elaborati da istituzioni come l’EMCDDA27, l’OMS28, la Direzione centrale dei servizi antidroga (DCSA) del Ministero dell’Interno italiano29, ma anche il parere degli studiosi.

In rapporto alla cannabis -di gran lunga la droga illegale più consumata- a parte gli effetti temporanei di euforia e rilassamento, secondo l’EMCDDA «there is little evidence for damage to organ systems among moderate users, but consumption with tobacco carries all of the risks of that substance». Per l’OMS, sono accertate difficoltà di apprendimento e memorizzazione e di coordinamento psicomotorio, che però gli studiosi tendono a ravvisare in casi infrequenti di consumo cronico o «pesante di droga leggera»30. Per l’EMCDDA non è accertato il rapporto con fenomeni di schizofrenia e «fatalities directly attributable to cannabis are rare»; in effetti, nei dati sui...

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